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Moena
Tra le valli di Fiemme e Fassa
Moena è la "fata delle Dolomiti" per lo scenario che mostra ai visitatori, ed è il primo paese che s'incontra nella Val di Fassa, mentre si arriva dalla Val di Fiemme. Incastonata tra il Catinaccio, il Sella e il Latemar, è un grande centro sciistico d'inverno, mentre d'estate si presta a molte passeggiate a piedi e in mountain bike. La cittadina è piena di negozi, anche artigianali, e non mancano quelli enogastronomici. Tipico è il Puzzone di Moena, il formaggio prodotto in questa cittadina.
Dedicata a san Vigilio di Trento, patrono di Moena, la chiesa sovrasta la cittadina attraversata dal fiume Avisio, posta sulla Val San Pellegrino e il gruppo dei Monzoni fu consacrata nel 1164.
Il quartiere turco di Moena, la storia
Uno dei quartieri più antichi della città di Moena prende il nome di “Turchia”, perchè e accanto ai tradizionali tabià e agli affreschi con scene di caccia sulle pareti delle case, offre allo sguardo sfondi rossi con la mezzaluna e la stella. Oggi, la popolazione "turca" del paese è da considerare moenese da generazioni anche se con orgoglio dicono di sentirsi turchi nonostante abbiano cognomi locali e la parlata ladina. Si tratta di un quartiere molto curato dai suoi abitanti che, organizzati in un’associazione che porta il nome di “Grop de Turchia”, cerca di salvaguardare, promuovere e sviluppare le tradizioni di questa antica via, decorando fienili, fontane e perfino legnaie, arricchendoli di splendidi fiori e piccole sculture in legno.
Ma come vi sono finiti i turchi a Moena? In realtà i ricordi, dopo tanto tempo, sono diventati labili, resistono le leggende, una delle quali racconta che nel 1683 le truppe turche al comando del Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha stringono d’assedio Vienna. Ma gli eserciti cristiani riescono a vincere i turchi grazie all’intervento decisivo del re di Polonia Jan Sobieski, il Leone di Lehistan, che costerà la testa al Gran Visir sconfitto. L’esercito ottomano fugge disordinatamente. Tra i fuggitivi turchi anche un semplice soldato, che arriva a Moena ormai sfinito. Potrebbe venire ucciso, ma gli abitanti del rione lo accolgono e gli danno riparo. Da qui il nuovo nome di Rione Turchia datogli dagli altri abitanti di Moena.
Per celebrare questo rione e la sua origine "turca" si celebra ogni anno una sorta di festa carnevalesca e la "bastia" dove un "forestiero" se vuole sposare una ragazza del rione turchia dovrà pagare pegno.
Rione Turchia. Si possono ammirare antiche costruzioni rustiche, i caratteristici tablà, un tempo adibiti a stalle e fienili.
L'arte dell'intaglio in legno vanta una tradizione lunga più di quattro secoli. Si possono ammirare sculture sacre di grandi artisti, nonché sculture profane di ogni tipo: figure allegoriche, rappresentazioni di animali, personaggi della natività per presepi, figure per il gioco degli scacchi.
Chiesa di San Vigilio di Trento, patrono di Moena, la chiesa sovrasta la cittadina attraversata dal fiume Avisio.
Interessante l’altare maggiore della metà del Settecento di Martino Gabrielli con le statue laterali di Giovan Battista Pettena.