Scatti dal Giappone: esplorando il Pensiero Giapponese - "Viaggiando con me: Le mie avventure fotografiche"

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Asia
Tokyo illuminata di notte con i suoi grattaceli.
Giappone
Il Giappone, da scoprire, ma soprattutto da capire.
Iniziare la visita da Tokyo, potrebbe creare imbarazzo, I cartelli sono scritti in Kanji, raramente in sillabico. Ci sono stazioni della metropolitana che hanno centinaia di uscite come quella di Shinjuku dove passano più di tre milioni di persone al giorno; un labirinto di corridoi e svincoli su molti piani sotterranei dove è facile perdersi. Pretendere di capire subito quale sia l'anima del Giappone, al di là dei pregiudizi, è impossibile. La Tokyo dei grattaceli non fa chiarezza su questo Paese e sui giapponesi. La città guarda al futuro, la tecnologia la fa da padrona, i mezzi di trasporto sono precisi ed efficienti, i giapponesi sono ordinati e silenziosi. Ma è anche incredibile vedere come i giapponesi paghino molto volentieri con il denaro contante, piuttosto che le carte di credito che i turisti fanno fatica a farsi accettare, perché i pos non sono così diffusi, soprattutto nei piccoli negozi. Al termine della visita di Tokyo si cominciano a capire alcune cose di un Paese dalle mille sfaccettature. Un Paese sì, proiettato nel futuro, ma che ha un passato e una cultura di grande spessore, che ha forgiato i giapponesi fino ai giorni nostri. E' necessario ripercorrere la loro storia, la loro religione, che hanno impresso una filosofia comportamentale e di vita, diversa rispetto ai popoli di altre nazioni. E nonostante tutto, l'iniziale sospetto che non basti fare il turista-visitatore per conoscere e capire a fondo il Giappone, diventa poi una certezza: servirebbe vivere per molto tempo insieme ai giapponesi, forse, e se basta.
Gruppi di persone che fanno picnic sotto gli alberi di ciliegio in fiore nel parco di  Nara
Parco di Nara
Il significato della primavera giapponese e della sakura
La primavera è la stagione più gettonata dai visitatori del Sol Levante perché il Paese è ricco di alberi di ciliegio che quando fioriscono cambiano il paesaggio rendendolo più spettacolare. Ma per i giapponesi non è importante solo l'aspetto estetico, bensì anche il simbolismo che la primavera porta con se. E' la sakura, la fioritura dei ciliegi. Ben augurante per i giapponesi, perché ricca di straordinarie opportunità da cogliere, un momento di rinnovamento e ottimismo. E' tradizione ritrovarsi all'ombra dei ciliegi con parenti e amici. Originariamente, l'albero di ciliegio veniva festeggiato come il dio della montagna, successivamente come il dio delle risaie ad indicare la produzione agricola. Per i giapponesi era d'uso festeggiare recandosi alla montagna, poi decisero di trapiantare questa magnificenza in pianura, costellando le residenze di alberi di ciliegio, quelli che vediamo ancora oggi. Anche personaggi storici importanti, come i samurai, guerrieri del Giappone feudale, intrisero di significati la sakura che per loro celebrava l'onore, il rispetto, la disciplina, ma anche l'inevitabilità della morte in guerra. Anche i kamikaze giapponesi, durante la guerra mondiale, caricarono di significato i ciliegi, decorando i loro aerei da guerra con i petali, perché i petali si staccano dai rami, volteggiano nell'aria, e poi precipitano giù. Ma il Giappone di oggi si ispira alla pace, non si celebrano guerre, e il significato della sakura sposa gl'ideali della filosofia buddista, laddove i petali in fiore rappresentano la metafora dell'esistenza umana: ricca, intensa, intrisa di piacere, come il lento sbocciare dei petali; ma anche delicata, fugace, fragile, come la veloce caduta delle corolle dagli alberi a simboleggiare la morte.
Nel parco di Nara un cervo cerca cibo da due signore che fanno picnic sul prato
Coppia di sposi in posa nel parco di Nara sotto un albero di ciliegio
Ponte di legno in mezzo ad un laghetto nel parco di Nara.
Parco di Nara
Foto notturna del quartiere Pontocho di Kyoto illuminato dalle lanterne rosse di carta e circondato da alberi di ciliegio in fioritura.
Kyoto, quartiere Pontocho. La notte lungo i canali viene arricchita dalla luce delle lanterne di carta colorata, appositamente predisposte per rendere eterea l'atmosfera.
Tempio del Padiglione d'oro di Kyoto in mezzo ad un laghetto e che si riflette sull'acqua.
Kyoto, il Padiglione d'oro.
Il Padiglione d'oro, il gusto estetico zen.
A Kyoto c'è il tempio buddista tra i più belli di tutto il Giappone, dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco, purtroppo non è accessibile l'interno. Venne edificato nel XIV secolo come villa dello shogun  Ashikaga Yoshimitsu che, dopo la sua morte, fu convertito dal figlio in un tempio buddista zen Rinzai. E del gusto estetico zen ha tutto: sobrio, semplice, austero ma armonioso. S'incendiò più volte, e più volte fu ricostruito. Nascosto fra la vegetazione, ai piedi delle montagne e, guardando in dettaglio, le facciate del  tempio sono ricoperte di piccole foglie d'oro puro. Infatti, per il buddismo giapponese l'oro rappresenta la purificazione e allontana le negatività.
Sul tetto del Padiglione d'oro di Kyoto fa bella mostra una fenice simbolo di rinnovamento a nuova vita.
Sulla parte più alta della costruzione a tre piani svetta una bella fenice, con le ali spiegate e lo sguardo alto e fiero, antico simbolo di rinnovamento  a nuova vita.
Il Tempio Todai-ji di Nara il più grande del mondo con al suo interno il buddha alto 15 metri.
Nara, tempio Todaiji, edificio di legno più grande del mondo. Al suo interno il budda alto 15 metri.
Il buddismo come religione di Stato.
Tra il V e il VI secolo a governare il Giappone era l'imperatore Yamato che, oltre a unire il Paese, realizzò un sistema amministrativo fortemente gerarchizzato, una caratteristica che i giapponesi continuano a prediligere ai giorni nostri. Lo Stato fondato da Yamato consolidò la sua posizione con l’introduzione e la diffusione del buddhismo, favorito soprattutto dai Soga, famiglia aristocratica molto influente, di origine coreana con una maggiore affinità con la religione buddista più di quanto non ne avessero i giapponesi. Fu proprio dalla Corea, soprattutto tramite i sacerdoti-studiosi che venne introdotto il buddhismo, a metà del VI secolo. La sua adozione fu favorita dalla pratica della scrittura. I Soga vedevano nel buddhismo uno strumento per creare una religione di Stato capace di rafforzare ulteriormente il controllo politico che stavano incominciando ad affermare sulla famiglia imperiale, con mezzi quali i matrimoni fra membri di diversi gruppi sociali. L’identificazione del buddhismo con la famiglia imperiale, inoltre, favoriva il riconoscimento dell’autorità attraverso la diffusione della religione, che conferiva allo Stato nascente un grado di dignità e civilizzazione simile a quello cinese.
Altra statua di buddha questa volta in bronzo dorato.
Il Buddha alto 15 metri del tempio Todai-ji.
Nara, la prima capitale del Giappone.
Anche se per la gente comune la vita era tutt'altro che facile, lo Stato Yamato esisteva, e la nazione giapponese era stata costituita. Lo Stato Yamato aveva bisogno di una capitale, altrimenti il suo sistema centralizzato di controllo non avrebbe avuto un vero fulcro. Nelle ultime fasi del periodo Yamato erano stati fatti tentativi di fondarne una permanente, ma per un motivo o per l ’altro erano falliti. Nel 710, la capitale fu trasferita a Heijo, meglio conosciuta come Nara. Anche se Nara ebbe un grande progresso, e un importante centro buddista, nel corso dei decenni fu investita da disastri naturali e incendi, e in meno di cent'anni la capitale fu spostata di nuovo. Dal punto di vista estetico, l’influenza cinese non è riscontrabile solo nel disegno della città, ma anche nelle grandiose costruzioni, come il tempio Todaiji, edificio di legno più grande del mondo, e nelle sue statue di bronzo raffiguranti il Buddha. (Per approfondimenti)
Lanterne in pietra del tempio Kasuga Taisha.
Nara,  tempio Kasuga Taisha, tempio shintoista protetto dall'Unesco, con le sue oltre 3000 lanterne che rappresentano la luce che rischiara il cammino dall'oscurità (simbolo del male).
Decine di lanterne illuminate all'interno di una grande sala completamente al buio, simbolo della luce che illumina le tenebre.
Nara, tempio Kasuga Taisha.
Porta rossa del tempio di  Fushimi Inari-Taisha
Kyoto, Fushimi Inari-Taisha.
Il culto del monte Inari.
Fushimi Inari-Taisha: il santuario maggiore del culto di Inari, dio del riso e quindi dio del denaro e della prosperità. Un tempio diverso dagli altri, non semplicemente da osservare, ma da attraversare come un sogno. All'ingresso vi accoglie un portale gigantesco di torii rosso vermiglio, con ai lati due volpi a guardia: uno ha in bocca una chiave, si tratta della chiave del granaio. La volpe è animale sacro per i giapponesi ed è considerato il messaggero del dio Inari. Più avanti, superata anche la sala principale, dopo qualche decina di metri, vi troverete dinanzi ad una serie di torii rossi in successione tanto da formare un tunnel. Ogni Torii ha inciso una preghiera, oltre il nome della famiglia di Kyoto che l'ha donato come segno di buon auspicio.
Serie di torii rossi che salgono il monte Inari venerato come un Dio.
Da percorrere con calma.
Si attraversa la prima fila di Torii in salita, dopo troverete altre file di Torii più grandi dei primi, ci saranno migliaia di Torii da attraversare, con qualche rara discesa, entrando sempre più in profondità attraverso la montagna e nella boscaglia. A un certo punto si arriva ad un piccolo piazzale sterrato con dei negozi di souvenir e cibo da strada, poi altre file di Torii da salire. La folla, nella parte iniziale è tanta, tutti a salire gradini bassi e profondi, alcuni turisti corrono come se fosse una prova sportiva, saranno anche quelli più delusi del Tempio. Dopo trenta minuti di percorso già si vedono poche persone, e la salita si fa più tranquilla e meditativa, come dovrebbe essere.
Raggi di sole che penetrano le fitte vette degli alberi di bambù di Kyoto.
Kyoto, foresta di bambù.
L'influenza della religione nel vivere la natura.
E' evidente che il rispetto della natura fa parte della cultura giapponese. Buddismo e Shintoismo, religioni ufficiali del Giappone, individuano nella foresta il regno della divinità. Per il buddismo la natura è come un libro sacro, per lo shintoismo gli dei albergano nella natura, sono all'interno di tutti gli esseri viventi, compresi gli alberi: è il kami, divinità presenti in ogni cosa. Di alberi ve ne sono di tutti i tipi, e le foreste stesse diventano luoghi di culto. Non si tratta di fare delle semplici passeggiate, ma letteralmente immergersi nella foresta, attivare tutti i sensi per godere appieno dell'esperienza. Un contatto con la natura fisico ed emotivo, che ci porta a non ignorare il richiamo dell'ambiente che ci ospita che garantisce la sopravvivenza. E mai come oggi questo assunto ha una valenza straordinaria dopo il disperato grido di allarme che il nostro pianeta ci manda con messaggi eloquenti, ricordandoci quanto è importante per noi e per la nostra vita. E' così che in Giappone non è raro trovare tra i grattaceli grandi parchi che pongono la modernità in armonia con la natura. Il Giappone ha i due terzi del suo territorio coperto da boschi con una altissima varietà di specie vegetali, rendendo il Paese tra i più verdi al mondo.
Una foresta di altissimi alberi di bambù a Kyoto che rendono piccoli gli esseri umani.
La foresta di bambù di Kyoto.
La foresta di bambù.
A Kyoto attraverserete sentieri circondati da tronchi altissimi che terminano con folte chiome in cima, che fanno sentire piccoli gli esseri umani. E' la foresta di bambù che fa capire quanta ragione hanno i sacerdoti shintoisti che tutti gli alberi hanno un'anima e per questo li venerano. Anche questi alberi mandano intrinsechi messaggi. Il bambù, nonostante abbia il fusto sottile ed esile è durissimo, resistentissimo. I giapponesi li usano persino come ponteggi quando costruiscono palazzi, resiste a tutte le intemperie, al sole cocente e al freddo pungente, messaggio chiaro di perseveranza e resilienza. Non dobbiamo sentirci sconfitti davanti alle difficoltà o a un imprevisto, dobbiamo essere perseveranti per ottenere risultati duraturi e soddisfacenti. Per questo i giapponesi curano gli alberi con amore: abbatterne uno porta disgrazie e disonore.
Primo piano di una Gheisha nel tempio di  Fushimi Inari-Taisha
L'arte della geisha.
Kyoto è dove vivono e lavorano la maggior parte delle geishe. Il loro lavoro consiste nell'intrattenere gli ospiti, esclusivamente uomini, durante una festa o cena di lavoro. In giapponese la parola "geisha" significa "artista" o "persona di talento", ovvero la geisha si prefigge di mettere i propri ospiti a loro agio e di farli sentire importanti, unici, anche fosse all'interno di una sala del tè. E' sempre la geisha a comandare il gioco, attraverso le sue armi seduttive, alle parole, ai sorrisi, ed è sempre lei a tenere tutto sotto controllo. E' da cancellare l'idea che la geisha sia l'equivalente nipponico della prostituta. Purtroppo il turismo di massa ha calpestato l'onore e il lavoro di queste donne che sono state toccate, strattonate, disturbate per strada, al punto che il Comune di Kyoto ha vietato ai turisti l'ingresso del quartiere delle geishe.
Ragazza con Kimono a Kyoto
Ragazza in Kimono a Kyoto.
Ragazza in Kimono
Due ragazze in Kimono nel tempio di Kiyomizu-dera.
Il grande torii rosso del santuario di Itsukushima parzialmente sommerso nell'acqua. al santuario
Isola di Miyajima, la grande porta Torii galleggiante.
Isola-Miyajima e Santuario-Itsukushima-Jinjia
A 25 minuti di treno da Hiroshima e a 10 minuti di battello da Miyajima-guchi si trovano l’isola di Miyajima e il Santuario Itsukushima, entrambi da non perdere. L’intera isola, con una superficie di 30 chilometri quadrati, è stata classificata dal governo come Sito Storico Speciale e Luogo Panoramico Speciale. Gli edifici del santuario sono collegati gli uni agli altri da corridoi che si snodano sopra la superficie dell’acqua; nei momenti di alta marea, l’intera struttura sembra galleggiare sul mare. Il torii in legno rosso canfora che emerge dalle acque è l’emblema del santuario. In periodi di bassa marea il Torii non è più immerso nell'acqua e ci si può avvicinare al portale a piedi. Qui, durante tutto l’anno, si tengono numerosi festival, il più spettacolare dei quali è il Kangen-sai che si svolge in luglio e agosto. In occasione di questo festival, la divinità Itsukushima viene caricata su un battello con cui compie un viaggio di una giornata verso i santuari del Mare Interno. Durante tutto il festival viene suonata musica sacra con alcuni strumenti giapponesi antichi. (Per approfondimenti)
Suggestivo paesaggio acquatico dell'Isola di Miyajima dal santuario shintoista.
Isola di Miyajima. Il santuario shintoista è molto suggestivo anche in giornate nuvolose e con nebbia.
Il grande buddha di Kamakura interamente in bronzo che ha resistito ai secoli.
Il Grande Budda di Kamakura. Questa statua del Grande Budda è un simbolo dell’antica capitale Kamakura conosciuto in tutto il mondo.
Kamakura, il Grande Budda di bronzo nel Santuario di Kotoku-in.
Kamakura, a un’ora di treno da Tokyo, è una piccola e tranquilla cittadina costiera caratterizzata da numerosi templi immersi in un’atmosfera ovattata. La presenza del governo feudale, che insediò qui i suoi quartieri nel 1192, ha lasciato un patrimonio storico di grande importanza. Roccaforte del samurai fu capitale fino al 1333. Naturalmente, però, la maggior parte dei visitatori sono attirati a Kamakura dal Grande Budda di bronzo. Questo impressionante “Daibutsu” è un gigante alto 11,4 metri e pesante 122 tonnellate, seduto in meditazione nella posizione del loto sotto la volta celeste. Il tempio appartiene alla setta del buddismo Jodo che crede nella liberazione di tutti gli esseri, nessuno escluso: santi, peccatori, poveri, ricchi, giovani vecchi. Passeggiando senza fretta tra le vie della cittadina vi sentirete scivolare dolcemente nel XII secolo, nel periodo di maggior splendore di Kamakura. In ogni tempio di cui varcherete la soglia, sarete accolti da splendidi fiori.
Kamakura statua del bodhisattva nel tempio di Tempio di Hase-dera.
Kamakura, statua del bodhisattva nel tempio di Hase-dera.
Tempio di Hase-dera con le statue di Jizo.
A meno di 500 metri dal Grande Budda, sorge il tempio di Hase-dera dove percorrerete un grande giardino dove sono presenti centinaia di piccole statue di Jizo, che in giapponese viene tradotto con “Gioiello della Terra”.E’ un personaggio noto e anche venerato in Giappone e i rituali in suo onore sono largamente diffusi. Nell'iconografia buddhista viene solitamente raffigurato con la testa rasata e in semplice veste da monaco mentre regge nella mano sinistra un gioiello che esaudisce i desideri e nella mano destra il bastone, elementi che secondo la tradizione cinese sono attribuiti a monaci di alto rango.Oggi in Giappone la tradizione lo vuole rappresentato da piccole statue, molto spesso dai lineamenti anche un po’ infantili, adornate da cappucci, bavaglini, mantelline, ma anche giocattoli, ciucciotti e biberon, spesso donati da madri di bambini defunti o perduti, poiché considerato protettore dei bambini.Jizo però non protegge solo i bambini ma anche i viaggiatori e, proprio per questo motivo, non è difficile trovare statue di Jizo ricoperte di sciarpe, cappelli, vestiti e cappottini.
Statue di jizo nel tempio di Tempio di Hase-dera.
Tempio Hasedera. Sono raccolte tantissime piccole statue di Jizo, che proteggono i bambini morti prematuri o per aborto.
Grotta di Benten-Kutsu con la sua immagine scolpita nella roccia.
Kamakura, la grotta di Benten-kutsu.
Tempio di Hasedera, la grotta di Benten-kutsu si ritiene sia la grotta dove Kobo Daishi, il fondatore del buddhismo Shingon, abbia meditato in solitudine; all'interno sono custodite le statue, scolpite nella roccia, di Benzaiten e di 16 bambini. Benzaiten è la divinità legata al mare, unica divinità femminile tra le sette divinità della fortuna. Tutti i templi e santuari dedicati a lei sono situati in prossimità di corsi acqua, mari, fiumi o stagni. Benzaiten è anche la protettrice della musica, delle belle arti e della fortuna in generale, solitamente rappresentata con fra le mani una specie di mandolino giapponese chiamato biwa o un liuto.
Ingresso al Santuario Toshogu decoratissimo e da colori di rara vivacità, ricca di stucchi e personaggi in rilievo.
Nikko. Tōshō-gū è un santuario magnificamente decorato in una splendida cornice naturale. Tra gli elementi di maggior rilievo va segnalato lo sfolgorante Yōmei-mon, la ‘Porta del Tramonto’.
Nikko, la città santuario.
Nikko, a due ore di treno da Tokyo, è un luogo di straordinaria bellezza naturale, una città-santuario che custodisce le glorie del periodo Edo (1600-1868). Circondata da colline boscose, Nikkō è una delle principali attrattive turistiche del Giappone. Emblema del potere e della ricchezza dello shogunato dei Tokugawa, i templi e i santuari della città sono stati dichiarati siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Sede di uno dei capolavori architettonici del Giappone che non bisogna assolutamente perdere: il santuario shintoista Toshogu, che ospita il mausoleo del fondatore dello shogunato dei Tokugawa. Il Santuario è un insieme di edifici, caratterizzati da una grande complessità decorativa e da colori di rara vivacità, è di una bellezza insolita per il Giappone.Qui è sepolto Tokugawa Ieyasu, l’uomo che nel 1600 ha unificato il Giappone cancellando le secolari lotte tra i grandi feudatari signori della guerra, ha spostato la capitale a Tokyo ed è riuscito a installare la sua famiglia (i Tokugawa) per duecentocinquant’anni alla guida del paese con il titolo di Shōgun.
Sontuose decorazioni sulla porta del tramonto del Tempio Toshogu_Yomei.
Lo Yōmei-mon, Porta del Tramonto; sontuoso, con le decorazioni in foglia d’oro e gli elaborati intagli e dipinti colorati raffiguranti fiori, fanciulle danzanti, animali mitologici e saggi cinesi sfavillanti.
La Shinkyusha scuderia sacra con le tre scimmiette in legno dei non vedo non sento non parlo.
La Shinkyūsha, Scuderia Sacra; decorata con rilievi allegorici raffiguranti tre scimmie: una si copre le orecchie, un’altra gli occhi, un’altra la bocca, illustrando i tre principi del buddhismo Tendai che prescrivono di ‘non dare ascolto alla malvagità, non vedere la malvagità, non parlare con malvagità’.
Non vedo, non sento, non parlo.
Quelle che si vedono qui in foto sono le tre scimmiette di Nikko, diventate di fama mondiale. Che dicono: «non  vedo», «non sento», «non parlo». Per noi occidentali è un modo di dire che significa «Io non mi immischio», «faccio finta di non sapere niente», ovvero suona come omertà. Ma si tratta di una interpretazione personalizzata, lontana dalla sua origine, perchè il loro vero significato è ‘io non vedo il male’, ‘non sento il male’, ‘non parlo del male’. Quindi sono il simbolo della misericordia e della discrezione, un modo etico di comportarsi. (Nikko, santuario Toshogu)
Tempio di Senso-ji di Tokyo col favoloso portale rosso con tre lanterne gifganti.
Tokyo, tempio buddista di Sensō-ji.
E' il tempio più visitato di Tōkyō custodisce una statua dorata di Kannon, il bodhisattva della compassione che nell'iconografia giapponese solitamente assume sembianze femminili; secondo la leggenda, la scultura fu miracolosamente recuperata da due pescatori tra i flutti del vicino Sumida-gawa nel 628 d.C. Da allora la statua è sempre rimasta nel tempio. Al tempio, la cui struttura attuale risale al 1958, si entra attraverso il favoloso portale rosso Kaminari-mon (Porta del Tuono) e la trafficata strada di negozi Nakamise-dōri dove vendono di tutto, dalle cianfrusaglie per turisti ad autentici oggetti d’artigianato in stile Edo.
Folla nella Nakamise-dorii cheporta al tempio di Kannon pieni di antichi negozi.
Superata la porta del tempio, si apre una lunga strada commerciale, la Nakamise-dorii. I negozi sono stati ricostruiti per assomigliare al loro aspetto originale del 26 dicembre 1885, quando hanno aperto per la prima volta. Nel luglio 2017, il loro principale proprietario, il governo metropolitano di Tokyo, li ha venduti al tempio Senso-ji.
Ragazza in Kimono che guarda la piazza affollata del tempio buddista di Sensō-ji.
Davanti al tempio si trova un grande incensiere: secondo la tradizione, il fumo dell’incenso restituisce la buona salute, ed è per questo che i devoti vi si mettono davanti, cercando di farlo entrare in contatto con il corpo attraverso i vestiti.
Una pagoda rossa di 5 piani nel tempio buddista di Sensō-ji
Oltre i tetti, la Pagoda a cinque piani.
Hiroshima l'unico rudere rimasto in piedi dopo l'esplosione della bomba atomica.
La Cupola della Bomba Atomica, Il simbolo più toccante della devastazione di Hiroshima. L’edificio, progettato da un architetto cecoslovacco nel 1915, aveva la funzione di Centro Espositivo Industriale prima che la bomba lo colpisse quasi direttamente. Tutte le persone che in quel momento erano all’interno del centro morirono, ma lo scheletro dell’edificio e la sua cupola rimasero miracolosamente in piedi. Dopo la guerra, divenne monumento commemorativo.
L'atomica su Hiroshima
Il 6 agosto 1945 il bombardiere degli Stati Uniti B-29 chiamato Enola Gay sganciò su Hiroshima la prima bomba atomica della storia, soprannominata ‘Little Boy’. L’esplosione cancellò il 90% della città e uccise all'istante 80.000 persone. L’ordigno esplose sopra il centro di Hiroshima, che era formato da molte case e negozi di legno, provocando incendi che, alimentati dalle fuoriuscite di gas dalle condutture e dalle linee elettriche danneggiate, imperversarono in tutta la città per tre giorni, radendo al suolo il 92% degli edifici. A 30 minuti dallo scoppio iniziò a cadere una pioggia nera contenente 200 tipi diversi di isotopi radioattivi, che contaminò i feriti assetati che la bevvero. In città si trovavano quel giorno circa 350.000 persone. Nei mesi seguenti si contarono altre 130.000 vittime, che morirono per l’esposizione alle radiazioni e per altri effetti secondari, tra cui gravi ed estese ustioni. Quasi tutte le vittime furono civili, inclusi vigili del fuoco e il 90% dei medici giunti a prestare soccorso, nonché 20.000 coreani prigionieri nei campi di lavoro e 7000 studenti delle scuole medie che stavano lavorando in città per realizzare fasce tagliafuoco in preparazione a un normale attacco. Secondo quanto affermato dal governo giapponese, nel 2015 erano ancora vivi circa 187.000 sopravvissuti all'esplosione, molti dei quali hanno dovuto affrontare, oltre al trauma psicologico, la lotta contro diversi tipi di cancro e altri effetti delle radiazioni (oggi la città è priva di qualsiasi radiazione residua).
Hiroshima_statua dedicata alla piccola Sasaki Sadako morta successivamente all'esplosione della bomba atomica.
Il Monumento per la Pace dei bambini
Il monumento è dedicato a Sasaki Sadako, che all'epoca della bomba atomica aveva due anni. All'età di 11 anni Sadako scoprì di essere malata di leucemia e decise allora di fare 1000 gru di carta. In Giappone la gru è simbolo di longevità e felicità, e la bambina era convinta che, se fosse riuscita a realizzare l’obiettivo che si era prefissata, sarebbe guarita. Purtroppo morì prima di compiere l’impresa, che fu portata a termine dai suoi compagni di classe. Nel 1985 le fu dedicato questo monumento. La storia della piccola Sadako ha profondamente commosso il paese e spinge tuttora moltissime persone a realizzare origami a forma di gru.
Hiroshima scorcio dall'alto del laghetto della pace in una giornata uggiosa.
il Laghetto della Pace visto dal Museo della Pace di Hiroshima. E' visibile il monumento posto sotto un arco di cemento che riporta il nome di tutte le vittime accertate della bomba. Davanti all'arco si trova anche la Fiamma della Pace che verrà spenta solo quando sarà distrutta l’ultima arma nucleare esistente al mondo. Sullo sfondo la Cupola della Bomba Atomica.

Ancora sul Giappone
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