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Varanasi
Varanasi tra caos e bellezza
Per capire Varanasi, basta passeggiare per la città vecchia. Qui, ogni angolo è un microcosmo di vita quotidiana: i negozietti di spezie, le lavanderie lungo la strada, i piccioni che si posano dappertutto, i piccoli negozi di street food, le mucche: tutto è vita. Ma siccome l'India ha anche i contrasti, viene celebrata la morte con le cremazioni. Si crea un'esperienza sensoriale particolare, dove tutto si intreccia in un ballo frenetico.
Varanasi è una città che danza continuamente fra la vita e la morte
A Varanasi, le acque sacre del Gange accolgono i pellegrini in cerca di liberazione, mentre le cerimonie di cremazione sul ghats creano un'atmosfera quasi mistica. È incredibile come in questo luogo, dove la morte è celebrata, si possa percepire una vitalità così intensa. Ogni indù sogna di trovare pace qui, liberandosi dal ciclo delle reincarnazioni per raggiungere il tanto agognato moksha (ovvero il nirvana: la libertà assoluta, la pace, la beatitudine, e l'unità con il divino). Passeggiando tra le stradine affollate e i templi storici, vi rendete conto che Varanasi è molto più di una semplice destinazione: è un viaggio nell'anima.

Ghat di Varanasi
I Ghat, tra attrazioni turistiche e religiose.
Il termine "ghat" deriva dal sanscrito "ghāta", che significa "scalinata" o "gradini", ed è utilizzato per indicare una serie di gradini che scendono verso un corso d'acqua, in questo caso il fiume Gange. I Ghat di Varanasi sono un'importante attrazione turistica e religiosa. Lungo le sue rive si trovano più di 80 ghat che servono a vari scopi religiosi, cerimoniali e pratici. Ogni ghat ha la propria storia e funzione, ma in tutti si svolgono cerimonie religiose, preghiere, bagnature rituali e cremazioni.

Ghat di Varanasi: l'addetto alle cremazioni immerso nel fumo e negli odori.

Il rito della cremazione come liberazione
A Varanasi, assistere alle cremazioni a Manikarnika Ghat è davvero un'esperienza che ammutolisce. Qui, il distacco dalla vita terrena si svolge in un'atmosfera di serenità e ritualità che vi invita a riflettere. La cremazione segue un rituale ben preciso. I corpi vengono portati lungo i ghat da due uomini, a volte parenti stretti, con una sorta di lettiga fatta di bambù, avvolti in un sacco di tessuto, e poi collocati sulla pira funeraria. La pira viene poi accesa, solitamente dal figlio maggiore del defunto. Le fiamme sono tenute accese fino a quando il corpo non è completamente ridotto in cenere. È incredibile vedere come ogni cerimonia venga accolta con una profonda riverenza, trasformando un momento di passaggio in un vero e proprio tributo alla vita. Mentre il fumo si alza verso il cielo, vi rendete conto di quanto sia prezioso ogni istante e di come la cultura indiana celebri la vita e la morte in modi così unici e affascinanti. A Varanasi, osservare il rito delle cremazioni è un’esperienza che va oltre il semplice atto religioso; è un vero e proprio viaggio nell’anima della cultura indù. Qui, la morte non è vista come una fine, ma piuttosto come un passo verso la liberazione. Le fiamme che avvolgono i corpi non suscitano paura, ma un senso di pace e accettazione, rivelando un approccio alla vita e all’aldilà che può sorprendere chi non è abituato a queste tradizioni. Mentre i ghat si animano di preghiere e colori, ci si rende conto che ogni cremazione è un atto di amore e rispetto verso chi ci ha lasciato.

A Manikarnika Ghat, oltre ai funerali, si possono incontrare anche sadhus (monaci ascetici). I sadhus sono spesso visti come figure spirituali che partecipano ai rituali di purificazione e meditazione. I sādhu sono dei rinuncianti, troncano ogni legame con la loro famiglia, non possiedono nulla o poche cose. Per intenderci sono quelle persone che in india spesso si incontrano vestiti in maniera succinta e trasandata e con il viso dipinto, spesso raccolti in preghiera o dediti alla richiesta delle elemosine al di fuori dei templi. La loro è una vita di rinuncia alle passioni terrene detta Moksha, con lo scopo del perseguimento della liberazione da Maya, l’illusione terrena e con ciò la fine del ciclo delle reincarnazioni (Samsara). Il Sadhu per agevolare questo processo sceglie una vita di rinuncia e di santità.

Ogni sera, alle 18:00, si svolge un'imponente cerimonia in onore del fiume Gange, con grandi fuochi e un gruppo di sacerdoti che cantano preghiere religiose. Migliaia di persone, tra cui pellegrini e turisti, assistono a questo evento che rappresenta un incontro tra il divino e l'umano.

La cerimonia del Ganga Aarti è un rituale induista dedicato alla Dea Madre Ganga, la Dea del più sacro fiume indiano, il Gange, raffigurazione naturale del dio Visnù, viene celebrato tutti i giorni all'alba e al tramonto.

L'Aarti mattutino inizia con una preghiera e una benedizione che i sacerdoti offrono al fiume Gange, alla città di Varanasi e agli dei. Le preghiere sono spesso accompagnate da mantra in sanscrito e da canti devozionali.
Il "Subah-e-Banaras" all'alba di Varanasi
Il nome "Subah-e-Banaras" può essere tradotto come "L'alba di Varanasi" e si riferisce al rituale che si svolge al mattino presto (in genere dalle 5:00 alle 6:00). L' Aarti mattutino appare diverso dalla cerimonia Aarti serale, ed è caratterizzato da un'atmosfera più intima, serena e meditativa, con l'accento sulla preghiera, meditazione e ascolto dei canti devozionali. I canti sono una parte centrale della cerimonia. I sacerdoti, insieme a cantanti devozionali, cantano bhajan (canti religiosi) e mantra che evocano la presenza divina. La musica di accompagnamento può includere strumenti tradizionali come tabla, dholak (tamburi), e flute.

L'alba di Varanasi
Da un palco, i paṇḍit (sacerdoti induisti) compiono dei movimenti precisi usando lampade con oli sacri che alimentano una fiamma che brucia grazie alla canfora (estratta dal legno di un albero sempreverde). La lampada, con precisi movimenti circolari, viene rivolta verso la divinità per sette volte e verso i fedeli per altre sette volte per poi tornare verso la divinità. Altri quattro giri vengono fatti verso i piedi della statua della divinità, due verso l’ombelico e tre al viso della dea, e nuovamente sette giri all’intera figura. Dopodiché le lanterne vengono fatte girare tra la folla dei credenti che avvicina le mani sul fuoco per poi coprirsene il volto in segno di purificazione.

Il suono delle conchiglie sacre nella mitologia Indù hanno sempre rivestito un posto significativo. Costituiscono il suono primordiale della creazione e nella cerimonia vengono utilizzate per disperdere le energie negative e allontanare le forze del male.

Il fuoco simboleggia la purificazione dell'anima e la distruzione delle impurità. Il fuoco è considerato un elemento sacro nell'induismo, associato al dio Agni, che rappresenta l'energia e la trasformazione.
L'eccezionale atmosfera dell'Aarti
La cerimonia Aarti sul Gange a Varanasi è un'esperienza che coinvolge mente, corpo e spirito. È un'occasione per immergersi nella spiritualità profonda della città, un luogo dove vita e morte si intrecciano, e dove l'anima può sperimentare un senso di purezza e liberazione. La bellezza della cerimonia, unita al potere simbolico del Gange e al richiamo delle preghiere, rende questo evento una delle esperienze più straordinarie di Varanasi e un'importante manifestazione della religiosità indiana.

I credenti avvicinano il palmo delle mani sul fuoco e poi le dirigono verso la fronte per beneficiare della forza purificatrice.

Le prime luci dell'alba regalano un'atmosfera speciale sul Gange.

L'Aarti dà Il benvenuto al nuovo giorno regalando anche un'alba spettacolare, creando l'atmosfera giusta per un bagno dei devoti nel fiume.

Varanasi è considerata il cuore spirituale dell'induismo e il bagno nel Gange è visto come un atto purificatorio, non solo per il corpo, ma anche per l'anima, liberandola dal ciclo delle reincarnazioni e dei peccati. Milioni di pellegrini si recano ogni anno a Varanasi per compiere questo rito.

Ghat di Varanasi pellegrini e i locali che fanno il bagno sacro





I devoti, sia locali che pellegrini, offrono fiori, frutta, incenso e candeline al Gange. Questo atto è una forma di devozione e di gratitudine verso il fiume sacro. Il Gange riluce delle fiammelle portafortuna che portano con sé altrettanti sogni. Affidandoli alla madre Ganga, i fedeli le chiedono di prendersi cura dei propri desideri. Più la corrente le porta al largo, più è probabile che si realizzino.
