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Cordova
La città della tolleranza
Cordova è la città della tolleranza, della fusione delle culture, dell'armonia raggiunta tra popoli diversi: musulmani, ebrei e cattolici che ci vissero a lungo in un accordo quasi perfetto. Quando si visita la città bisogna tenere sempre presente la saggezza che regnava allora. Owiamente, l'affollamento di turisti non facilita il compito, ma è solo cosi che si riesce a capire l'infinita ricchezza del vecchio quartiere ebraico, la Juderìa, che sì rannicchia attorno alla Grande Moschea, la Mezquita, gioiello architettonico di una purezza incomparabile. La Juderìa è un po' come un villaggio a sé stante messo in mezzo a una grande città. Non c'è niente dì più affascinante che perdersi nelle sue stradine strette e tortuose, giocare con la luce riflessa dalle facciate bianchissime, lasciarsi andare alla scoperta dei patio sempre più fioriti, volutamente tenuti aperti dai proprietari per permettervi di darvi un'occhiata. Tutto il centro storico si percorre a piedi e i punti interessanti non sono mai troppo lontani gli uni dagli altri. Usciti dal cuore della città si può andare a passeggiare lungo il Guadalquivir, ma il fascino dì Cordova risiede tutto nel centro. Ed è proprio in centro, se siete fortunati, che troverete gli alberghetti più graziosi e i baretti più simpatici. Cordoba è città che offre tantissimo, tanto quanto Granada, e merita più di un giorno di visita.
Cordova, la storia.
Ci si potrebbe chiedere perché i Cartaginesi e poi i Romani abbiano fondato una città in un luogo così vulnerabile sul piano militare. Furono forse incantati dalla bellezza e dalla fertilità delle terre circostanti? Quando s'impadronirono della città, i Mori ne furono indubbiamente sedotti a loro volta al punto da farne la capitale di un vasto impero musulmano. Gli emiri tentarono di estendere i loro territori verso nord, ma naturalmente furono fermati da Carlo Martello nel 732. All'epoca, Cordova rivaleggiava per fasto con Costantinopoli e contava oltre 300 moschee. Per ben tre secoli regnò la più grande armonia tra le culture musulmana, ebraica e cattolica, e la raffinatezza orientale lasciò la sua impronta su ogni casa. I califfi e gli emiri, amanti dell'arte e del sapere, evitarono le segregazioni religiose, e fu proprio perché la tolleranza non andava molto di moda a quei tempi che artisti e pensatori affluirono a Cordova dall'Europa intera. Filosofi, storici e sapienti di fedi diverse condivisero il loro sapere. Cesellatori d'oro, tessitori, ceramisti e musicisti venivano ricevuti e vezzeggiati da sovrani che apprezzavano le cose belle. Tuttavia, a tutta quella tolleranza, passata alla storia, si contrapponeva una grande severità nelle leggi che governavano la città, un fatto che oggi si tende a dimenticare. Gli abitanti dovevano pagare una tassa se volevano conservare la loro autonomia civile e praticare la loro religione, la schiavitù era autorizzata, bisognava offrire agli emiri una parte del raccolto o ricoprirli di doni per evitare che andassero in collera. Ed erano veramente irascibili.. oltre che scaltri. Sapendo che per regnare meglio bisogna dividere, erano maestri nel seminare la discordia tra le diverse comunità. Tolleranza, quindi, ma sotto stretta sorveglianza. Cordova raggiunse il suo apice durante tutto il X secolo, quando divenne la città più importante d'Europa, ma le lotte intestine che misero alcuni emiri su fronti opposti segnarono l'inizio della decadenza. Nel 1212 la disfatta delle truppe almohadi da parte di quelle dei re di Castiglia, d'Aragona e di Navarra diede il colpo di grazia all'Islam. I musulmani riattraversarono, allora, lo stretto di Gibilterra, tentarono timidamente di ritornare, ma furono respinti. I secoli seguenti non conobbero i fasti dei califfati, i cattolici fecero subire ai musulmani più umiliazioni di quante ne avessero ricevute da loro e Cordova trascurò l'agricoltura abbandonando gl'ingegnosi sistemi d'irrigazione messi a punto dai Mori. Eppure, oggi, è l'agricoltura a prendere il soprawento, e le vaste distese coltivate che ondeggiano tutt'intorno alla città si adornano di caldi colori.
La Torre del Alminar, il minareto utilizzato un tempo per chiamare i fedeli alla preghiera, ha un campanile barocco. Chi se la sente può salire in cima per ammirare una vista panoramica di Córdoba e dei suoi dintorni.
Patio de los naranjos. La Mezquita è un'enorme moschea araba a cui si aggiunsero le modifiche in epoca cristiana, specialmente nel XVI secolo, quando la cattedrale o il tempio cristiano fu eretto in stile architettonico molto ornato.
La Mezquita
Il sito su cui sorge la Mezquita è stato a lungo uno spazio sacro: secondo alcuni studiosi, ospitava un tempio romano dedicato a Giano, il dio dai due volti (la guerra e la pace), e quasi certamente una cattedrale visigota dedicata a San Vincenzo di Saragozza, prima che la moschea fosse costruita nell'VIII secolo. E' per questo che in tutto l'edificio si ritrovano numerosi capitelli romani e visigoti.
Fu il numero crescente di musulmani a Cordova che spinse Abd al-Rahman I, alla testa del suo emirato indipendente, a trasformare la basilica di San Vincenzo, nel 784, in quella che sarebbe diventata la più grande moschea del mondo islamico dell'epoca. La costruzione durò per oltre due secoli, e divenne un importante luogo di pellegrinaggio musulmano, poichè deteneva una copia originale del Corano e un osso del braccio del profeta Maometto.Bisogna anche tenere a mente che la moschea non era soltanto un luogo di culto, ma fungeva anche da università e da palazzo di giustizia. Insomma, già dalla conclusione del primo nucleo, la vita formicolava all'interno dell'edificio. Il successore dell'ideatore, Abd al-Rahman Il, ingrandì la moschea, diventata già troppo. piccola, con otto navate trasversali, alle quali, nel X secolo, ne furono aggiunte altre dodici. Cosi fu costruita la Mezquita, uno degli esempi più puri di arte religiosa, l'edificio più interessante di Cordova e, indubbiamente, di tutta l'Andalusia assieme all'Alhambra di Granada. La Mezquita mette in mostra tra le più belle numerose colonne di tutta la storia dell'architettura.
Un evento importante avvenne nel 1236, quando Cordoba fu conquistata dal re Ferdinando III di Castiglia e si riunì alla cristianità. I leader cristiani hanno saputo apprezzare il valore artistico e architettonico del tempio, motivo per cui ne hanno fatto un luogo di fede inserendo al centro una cattedrale e rispettando il resto del complesso. In questo modo possiamo vedere oggi la combinazione e il contrasto di questi due stili architettonici e le diverse caratteristiche dei luoghi di culto di ciascuna religione. Oggi è una cattedrale (ufficialmente la Cattedrale di Santa Maria Assunta). Nel 1984, il centro storico di Cordoba, compresa la Mezquita, è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.
La Mezquita. Sotto gli alberi d'arancio c'è una grande cisterna che assicurava l'acqua necessaria per le purificazioni dei musulmani. Allo stato attuale, il Patio de los Naranjos è un recinto del giardino che ha tre spazi quadrati con una fontana in ciascuno, coperto da vari alberi, in particolare aranci, ma dove ci sono altre specie come le palme.
Il Cortile degli aranci
E' l'accesso naturale alla moschea, ma fu riorganizzato in epoca cristiana, perché nel periodo musulmano c'erano solo palme, oltre a tre fontane per le abluzioni. Il cortile che vediamo oggi è posteriore, dicono addirittura che gli aranci furono piantati all'epoca di Isabella la Cattolica perché quest'ultima adorava la marmellata di arance amare. Malgrado la scarsa manutenzione del cortile, si scorgono ancora i canali d'irrigazione tra gli alberi, scavati dagli arabi.
Sala delle Colonne. La Moschea di Cordoba è un enorme quadrilatero di sontuosi archi di 24.000 mq situati nel cuore della città vecchia e di fronte al ponte romano che attraversa il fiume Guadalquivir.
La foresta di colonne
All'interno, una incredibile selva di colonne, che, prima della riconquista cattolica, erano oltre 900. Oggi ne restano 856. Autentico colpo di genio del costruttore è la sopraelevazione della volta mediante una fila di arcate sovrapposta alla prima, tipici dell'arte visigota, e che l'Islam avrebbe fatto sua gradualmente nella sua arte, fino a diventare una propria architettura caratteristica. L'eleganza e la raffinatezza degli archi sovrapposti sono sbalorditive, con modanature, mosaici dorati, arabeschi e iscrizioni arabe che si mescolano in stretta armonia. Un'altra caratteristica della moschea, che creerebbe una tendenza nell'arte islamica, è la combinazione di pietra e mattoni negli archi, un dettaglio che conferisce all'architettura un cromatismo unico. Alcune colonne provengono addirittura dall'Egitto e risalgono al regno di Amenofi IV. Gli arabi riciclarono tutti i materiali antichi con uno straordinario spirito ecumenico. Se prestate attenzione, noterete anche che alcune colonne sono inclinate a memoria del grande terremoto di Lisbona che si sentì fin qui.
Il risultato dei lavori al tempo del primo emiro cordoban era una moschea di undici navate separati da un totale di 142 colonne di diversa origine (romana e visigota) che sostengono archi a forma di ferro di cavallo e pilastri che raccolgono sopra archi strutturali a metà punto, creando un originale insieme di arcate sovrapposte in cui si alternano strati in pietra calcarea bianca con altri formati da tre file di mattoni rossi.
Il massimo del lusso della decorazione è concentrato nel mihrab, con il suo spettacolare arco a ferro di cavallo circondato da modanature decorative nella porta di accesso. La sontuosa decorazione si basa su rivestimenti a mosaico, marmi con decorazioni geometriche, iscrizioni incise, ecc. Al suo interno, una nicchia che un tempo ospitava il Corano e le reliquie di Maometto.
La Maqsura Mihrab
E' il cuore della moschea, la maqsura è lo spazio situato davanti al mihrab che è il luogo più sacro dell'edificio e al quale solo il califfo e la sua corte potevano accedere. Da li, l'imam dava il segnale della fine della preghiera. Il mihrab, nel quale si trovava il Corano, è interamente rivestito di pannelli di marmo lavorati. I fedeli, come alla Mecca, dovevano farne il giro sette volte, in ginocchio. Si scorge ancora lo sfregamento sul marmo all'altezza dei gomiti. La cupola del mihrab, ricavata da un unico blocco di marmo, è di una ricchezza sbalorditiva. In stile bizantino, fu regalata all'emiro, come pegno d'amicizia, a metà del X secolo ed è rivestita di migliaia di tessere d'oro, di cristallo e di ceramica. Tutt'intorno al mihrab corre un fregio azzurro e oro che reca i 99 nomi di Allah. Sotto s'intravedono le finestre dalle quali era consentito alle donne di vedere quello che succedeva all'interno della moschea. A ogni lato del mihrab, un albero della vita, in alabastro, simboleggia l'eternità (non ha principio, né fine). Alla catena che pende dalla cupola era attaccata una lampada a olio rubata dai berberi nell'XI secolo.
Accesso alla cappella di Villaviciosa.
Archi della Cappella di "Nuestra Señora de Villaviciosa", chiamata così a causa di una statua di questa Vergine che vi fu installata nel 1698.
L'Altare di Nostra Signora della Concezione, composta da una pala d'altare realizzata al momento della sua fondazione, mentre i dipinti che vi compaiono sono successivi, approssimativamente del XVIII secolo. A sinistra, c'è San Miguel; a destra, Santo Domingo de Guzmán e, infine, al centro e presiedendo la pala d'altare, la Concepción de Nuestra Señora.
La volta che copre la Cappella di Villaviciosa è unica, diversa dai più comuni disegni per volte ad arco incrociato. Il lucernario che è stato aperto è costituito da una superba cupola la cui volta è realizzata da un totale di 17 cupole, risultati dell'incrocio di nervi o archi senza che esista una chiave comune.
Altare Maggiore - Coro. Il trono episcopale, al centro, è costruito con struttura a pala d'altare, evidenziando la parte centrale del corpo superiore dedicata all'Ascensione del Signore.
La costruzione della Cattedrale all'interno della moschea, la storia.
Dopo la riconquista di Cordova, Carlo V diede il suo consenso per la demolizione della parte centrale della moschea allo scopo di erigervi una cattedrale. Tuttavia, quando andò a Cordova, rimpianse amaramente la sua decisione: "Se avessi saputo cosa volevate fare, disse ai canonici, non l'avreste fatto perché quello che avete fatto lì si può erigere dappertutto, ma quello che c'era prima non esiste da nessuna parte!" Tale cattedrale del XVI secolo, in stile rinascimentale, avrebbe potuto, dopo tutto, emanare un suo fascino ricco se fosse stata costruita altrove. In effetti, l'occhio avrebbe potuto soffermarsi sullo strano transetto, molto carico, le cui molteplici e ridondanti nervature contrastano fortemente con la serenità dell'architettura araba. Il coro è un florilegio. o un guazzabuglio se si preferisce, di tutti gli stili dell'epoca: gotico, rinascimentale, plateresco e barocco. Quindi, il transetto è gotico, la navata proto-barocca e la cupola principale rinascimentale. Quanto alle colonne, sono un cocktail indefinito. Guardate anche i notevoli stalli scolpiti in mogano di Cuba, l'interessante retablo in marmo rosso e i due pulpiti degni anch'essi di un'occhiata per la statua del toro. Le cappelle intorno contengono retabli di buona fattura. Se la cattedrale stona nel bel mezzo della Mezquita. ci si consola pensando che la sua costruzione potrebbe aver evitato la totale demolizione della moschea, sacrilegio del quale ci rammaricheremmo ancora.
Il coro barocco del XVI secolo è uno spettacolo impressionante. Tutte le sedie del coro sono intagliate con diverse incisioni che includono, tra le altre, 30 medaglioni della vita di Gesù, 30 della vita della Vergine Maria, 62 con scene dell'Antico Testamento, 5 di altre questioni bibliche, 4 dedicati agli evangelisti e 46 ai Santi Martiri di Córdoba.
La volta è una intricata decorazione frutto del lavoro di Francisco Gutiérrez.
Altare della Cattedrale.
Il Cuore della Cattedrale, la Cappella Maggiore
Il Cuore della Cattedrale inizia dalla Cappella Principale. Questa cappella è a forma rettangolare ed è orientata da Ovest ad Est, essendo delimitata sui lati Nord e Sud da due grandi archi semicircolari presenti in ciascuno di essi. La costruzione della Pala d'altare della Cappella Maggiore durò dieci anni, dal 1618 al 1628, avendo utilizzato per la sua costruzione il marmo rosso ottenuto nelle cave di Cabra, Carcabuey e Luque. Lateralmente si trovano due tele del pittore Acisclo Antonio Palomino con le immagini dei due patroni della città: San Acisclo, lato Vangelo, e Santa Vittoria, lato Epistola.
Attico della Cappella Maggiore
Un cornicione funge da separazione tra il corpo e l'attico, con al centro un frontone rettilineo con statue raffiguranti la Chiesa e l'Abbondanza realizzate sempre da Antonio Palomino. Nell'attico abbiamo al centro un dipinto di Santa María de la Asunción, e ai lati, i dipinti di San Pelagio (lato del Vangelo) e Santa Digna (lato dell'Epistola), tutti realizzati da Palomino.
Pala della Cappella Maggiore
Il 21 marzo 1631 fu nominato capomastro dell'architetto della cattedrale Sebastian Vidal, ricoprendo tale carica fino ai primi mesi dell'anno 1654. Sarà lui a porre fine, nel 1653, al tempio della Pala della Capilla Mayor. Anche detto tempio, chiamato anche ostensorio o tabernacolo, era stato progettato da Alonso Matías. Ha una pianta centrale e presenta due corpi alti, quello inferiore quadrato e quello superiore circolare, mentre la cupola di quest'ultimo è sormontata da una lanterna. Tutti i santi sulla pala d'altare sono martiri cordovani di diverse epoche storiche.
Al di sopra le colonne laterali si aprono ampie finestre in modo da creare un enorme spazio di luce che facilitasse la lettura di libri sacri e di preghiera, risparmiando così notevoli spese in candele e olio. Ecco perché Francisco Reinoso, vescovo di Córdoba tra il 1597 e il 1601, chiese che i vetri delle finestre fossero bianchi, senza colori.
La volta della Cappella Maggiore
E' di grande ornamento e costituisce una gloria al culto dell'Assunzione della Vergine Maria, la sua immagine è quella esistente in chiave della volta. Attorno a lei, in quattro grandi cerchi, ci sono tre santi e l'imperatore Carlos V. Ed è durante il suo regno che iniziarono i lavori della Cappella Maggiore e del resto del complesso, e fu anche lui che li rese possibili dopo aver dato la sua autorizzazione, anche contro il parere del governo della città. In altri cerchi più piccoli, è rappresentata l'immagine dei dodici apostoli, e ci sono anche quattro figure in altri quattro cerchi ancora più piccoli. Le immagini più numerose sono quelle di ventidue angeli che troviamo distribuiti sia tra le costole della volta che nei suoi angoli.
L'Attico dell'Altare Maggiore, lato del Vangelo.
La Croce della Cattedrale
Spicca la volta ovale, è l'opera migliore dell'architetto Juan de Ochoa, che diventerà il maestro principale della Cattedrale. Nel settembre 1600, Ochoa assume l'intagliatore Francisco Gutiérrez Garrido, nativo di Antequera (Málaga), per decorare la cupola e la volta del coro. I quattro pennacchi su cui poggia la volta sono decorati con le immagini dei quattro evangelisti, dividendola in sedici elmi adornati con le figure degli otto Santi Padri della Chiesa che compaiono circondando il rilievo centrale e in cui compare la Santissima Trinità.
Il Tesoro della Cattedrale si trova nella Capilla del Cardenal ed è formato da opere risalenti ai secoli XV fino al XX.
La custodia del Corpus Christi di Enrique de Arfe. È in oro ed argento, pesante circa 200 chili; viene trasportato per le vie della città il giorno del Corpus Domini.
La cappella del tesoro fu costruita verso la fine del XVII secolo in un sontuoso stile barocco, secondo il progetto dell'architetto e scultore Filippo Parodi.
Il Ponte Romano unisce la città alla Torre della Calahorra.
Il Ponte Romano
Questo magnifico ponte è probabilmente la prima cosa che noti quando ti avvicini al centro storico di Cordóba. Costruito nel I secolo a.C. dai Romani, il ponte è stato ricostruito molte volte da allora. Ha 16 archi sostenuti da robusti speroni con contrafforti semi cilindrici. È costruito in legame fiammingo. Al centro c'è una scultura di San Rafael del 1651. La maggior parte dell'attuale struttura risale alla ricostruzione moresca dell'8° secolo.
Torre de la Calahorra che si crede sia stato costruito, come il ponte, ai tempi di Augusto. L'interno della torre è diviso in tre livelli, ed è composto da un massimo di 14 piccole stanze, e ha l'aspetto prominente di una fortezza, come l'esterno. Le sale hanno una mostra permanente dedicata alle tre culture che vivevano nella città.
Torre de la Calahorra
Situata dall'altro lato del ponte romano è visitabile al suo interno. E' consigliabile vedere questo monumento prima di entrare nella Mezquita, perché in questa grossa torre moresca è stata allestita una specie di museo dedicato all'Islam. L'iniziativa si deve a Roger Garaudy (filosofo negativista, condannato dalla giustizia francese per aver negato più volte l'esistenza dell'olocausto, convertitosi all'Islam), che ha anche scritto i testi che ascolterete. All'ingresso vi forniranno delle cuffie a infrarossi, con possibilità di selezionare una lingua (francese, inglese, tedesco e spagnolo), che vi consentiranno, entrando nelle varie sale di ascoltare le spiegazioni relative a ognuna. Inutile cercarvi la storia del califfato di Cordova, della sua magnificenza nel IX e X secolo e della sua decadenza successiva, perché i testi espongono solo la concézione religiosa di Garaudy. Declamati con molto lirismo e impregnati della sua sensibilità, possono commuovere ... oppure infastidire. Detto questo, i plastici sono meravigliosi.
La porta del Ponte, nota anche come Arco di Trionfo , è un monumento commemorativo situato di fronte al Ponte Romano e costituiva l'ingresso della città sul lato sud.
Il monumento al Gran Capitán che si trova nella centrale plaza de las Tendillas, è opera dello scultore Mateo Inurria, fu costruito nel 1923 in bronzo mentre la testa è in marmo. Rappresenta Gonzalo Fernández de Córdoba, genio militare nella guerra contro il Regno di Granada e le guerre in Italia agli ordini dei Re cattolici.
El Zoco. A metà strada tra la moschea-cattedrale e la porta di Almodovar c’è questo edificio a due piani di stile mudejar con un bel patio che è stato destinato a mercato dell’artigianato locale. Oltre a fare acquisti si può assistere al lavoro degli artigiani e si va da lavori in cuoio, marocchineria, ceramica e la famosa filigrana di Cordoba.
La judería
Una volta ghetto ebraico, questo quartiere, il più antico della città, circonda la moschea. La comunità ebraica di Cordova era allora la più importante del mondo iberico e contribuì notevolmente alla prosperità della città. Bisogna perdersi nei suoi vicoli tortuosi che costeggiano dimore opulente, conventi e chiese e nei quali si respira già l'aria dell'Oriente. Si può anche visitare la sinagoga, uno dei pochi monumenti che rammentano l'ebraicità di questo quartiere. Nel quartiere ebraico di Cordova, detto anche judería, c'è un piccolo angolo della città che è un fiabesco dedalo di viuzze bianche con fiori e balconi in ferro battuto: perdersi nelle sue stradine è un piacere per gli occhi e per lo spirito. E' consigliabile passeggiare con calma e di soffermarvi a guardare ogni particolare: solo così, ad esempio, si potranno intravedere, attraverso i cancelli in ferro, i caratteristici patios pieni di piante e fiori colorati che, anche in estate, sono sempre rigogliosi e pieni di vita. Il quartiere della Judería si trova a nord ovest della Mezquita e in passato occupava un’area molto più vasta. La posizione in pieno centro storico testimonia l’importanza che gli ebrei avevano in città prima del 1492, anno in cui i re cristiani spagnoli li scacciarono definitivamente dal regno. Durante la dominazione araba ebrei, cristiani e arabi convivevano pacificamente ed è per questo che puoi ammirare a Cordova, così come nelle altre cittadine che appartenevano alla regione un tempo chiamata Al-Andalus, edifici appartenenti a religioni diverse a poca distanza l’uno dall'altro.
El Zoco. All'interno troverete in vendita pelli di capra appositamente conciate con disegni in rilievo. Famosi sono anche i guadamecíes, che potrebbero anche essere realizzati con pelle di pecora e dipinti per dargli più colore e bellezza. Qui puoi trovare anche molti gioielli realizzati con fili sottili noti come filigrana.
La Sinagoga di Cordoba. Una scala conduce alla galleria riservata alle donne, che potevano assistere alle funzioni religiose sui tre balconi che dalla galleria si affacciano sulla sala. I balconi, sorretti da archi e sono regolati da una cornice che riporta iscrizioni dai salmi.
Il tabernacolo, uno spazio riservato per la Torah e coronato da arcate e decorazioni su traforo. Nel tabernacolo si apre inoltre una piccola nicchia con arco, dove vi era la pala d’altare.
Casa Andalusi. Si trova in Calle de los Judíos, 12 ed è una casa in stile mudéjar costruita nel XII secolo e restaurata recentemente. Il patio è una meraviglia per gli occhi, di quelle che solo il gusto estetico andaluso sa regalare.
La Casa Andalusa
A pochi passi dall'iconica Sinagoga si trova la Casa Andalusa di Cordova, che rappresenta il lusso dell'era del Califfato. Ciò fa immaginare cortili, fontane, mosaici multicolori e il culto della bellezza elegante, che trasporta tutti i sensi in un'altra dimensione . La musica harem vi accoglierà in sottofondo mentre si possono ammirare i suoi patii da sogno e le sue camere splendidamente arredate. Questa casa è completamente decorata in stile andaluso e moresco medievale. Magnificamente restaurata, di cui si visitano il sotterraneo (mosaici dell'epoca del califfato), il patio e altre sale contenenti tappeti, stoviglie, mobili e un interessante piastico sulla fabbricazione della carta. Cordova fu la prima città europea a fabbricarla nel X secolo, l'atmosfera è ben ricostituita.
La Casa Andalusí, situata nel cuore del quartiere ebraico di Cordoba, vicino alla Sinagoga , è stata inaugurata nel 1997 dopo un minuzioso restauro che ha recuperato l'eredità delle generazioni passate, carica di simbolismo e significato.
All'interno, un cortile accogliente e fresco accoglie i visitatori con il piacevole suono dell'acqua della sua fontana e il verde delle piante.
Questa casa-museo è un posto bellissimo, pieno di fascino, che trasporta chi lo visita ai tempi del Califfato e dove si può sentire l'atmosfera di quell'epoca. L' atmosfera andalusa della casa è mescolata con stili orientali, con la musica che si riempie di ogni centimetro, con gli aromi e il colore dei fiori e la sua decorazione.
Ai margini della Juderia si trova l’Alcazar de los Reyes Cristianos, una piccola Alhambra in miniatura e antico palazzo fortezza degli antichi monarchi cattolici..A partire dal 1482, era il quartier generale delle truppe dei monarchi cattolici. Per dieci anni, dall'Alcazar fu organizzata la strategia della conquista del Regno di Granada, l'ultima roccaforte araba in Spagna, i monarchi rimasero giorni prolungati nell'Alcazar.
L' Alcazar de los Reyes Cristianos è un complesso difensivo che si allontana dai canoni tipologici delle fortezze arabe, un punto di riferimento costruttivo dell'architettura militare della riconquista cristiana a Córdoba.
Una delle bellezze dell'Alcazar sono i suoi splendidi giardini. Originariamente destinati alla coltivazione per fornire cibo agli abitanti del castello, oggi rappresentano un'oasi di pace e relax nel cuore di una città moderna.
L'influenza araba si riflette nello stile dei giardini. Stagni di grandi dimensioni e diverse fontane creano un ambiente accogliente. La vegetazione è composta principalmente da un labirinto di cipressi, palme, aranci e limoni. La gran varietà di fiori colorati fa sì che visitare l’Alcázar sia, soprattutto in primavera, un'esperienza indimenticabile.
Callejòn de las Flores, è la strada più fotografata di Cordova. All'estremità settentrionale, si ottiene una vista perfettamente incorniciata della torre della Mezquita.
Statua di San Rafael patrono, sul Ponte Romano.
La chiesa di San Francisco fa parte di un ex convento, di cui resta solo una parte del chiostro, a sinistra della facciata. All'interno, sono visibili pregevoli volte scolpite, con dipinti in trompe l'oeil.
Cordoba. Un azulejo in ceramica raffigurante Gesù Cristo su una parete della chiesa di San Francesco.
Cordoba. Fontana barrocca con l'immagine in ceramica della vergine Maria fra i santi, sulla facciata della chiesa di St Francisco.
Il Museo delle belle arti. Allestito in un bel caseggiato che fu un ospedale dei Re Cattolici nel XVI secolo, il museo espone alcune tele di pittori barocchi spagnoli. Il pianterreno espone tele molto belle di artisti di Cordova.
Tempio Romano risalente alla metà del I secolo d.C., a cavallo tra l’Impero di Claudio e Domiziano, e probabilmente la sua funzione era quella di celebrare il culto imperiale.
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