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Romania
Monastero di Voronet
Il monastero, costruito nel 1488 da Stefano il Grande, è un meraviglioso esempio di arte e iconografia romeno-bizantina. Il monastero del XVI secolo era composto da quattro chiese, dipinte in blu, verde e marrone rossiccio (dal pigmento orientale della madera) ma oggigiorno solo una chiesa è sopravvissuta, intitolata a San Giorgio, potrebbe essere una delle più impressionanti.
Il colore predominante dell'opera d'arte di Voronet è il famoso "blu di Veronet", famoso in tutto il mondo, ottenuto da una polvere di lapislazzuli che fa da sfondo ai disegni. Gli affreschi, dipinti tra il 1547 e il 1550, sono stati spesso considerati "la Bibbia dei poveri" perché rappresentano il principale dogma della religione ortodossa.
Il colore predominante dell'opera d'arte di Voronet è il famoso "blu di Veronet", famoso in tutto il mondo, ottenuto da una polvere di lapislazzuli che fa da sfondo ai disegni. Gli affreschi, dipinti tra il 1547 e il 1550, sono stati spesso considerati "la Bibbia dei poveri" perché rappresentano il principale dogma della religione ortodossa.
Il Giudizio Universle nel Monastero di Voronet
Il Giudizio universale
Affrescato nel 1547 sulla parete esterna occidentale è una grandiosa composizione che l'annovera tra i grandi capolavori dell’arte mondiale, confermato dall’iscrizione del monastero nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.
Composta in cinque fasce orizzontali, la pittura è divisa, come da una diagonale, dal fiume di fuoco dell’Inferno. Nella fila più alta, due angeli aprono le finestre del cielo e dall’alto ci guarda “il Dio dei giorni”. I segni dello zodiaco, dipinti sullo sfondo del cielo stellato, segnano il passare del tempo e la certezza che il giorno del Giudizio, il tempo si fermerà.
L'Etimasia nel Giudizio Universale di Voronet. I dipinti si ispirano ai salmi della Bibbia.
Nella terza fila è raffigurato il trono vuoto che sta a simboleggiare l’attesa del Cristo giudice, e dunque si sta preparando (etimasia) ciò che sarà il giudizio universale. Sul cuscino del trono sono visibili la croce e la tunica di Cristo, la colomba dello Spirito santo e il libro dei Vangeli. Sulla predella è appoggiato il calice che contiene i quattro chiodi della crocifissione. Sul trono è appoggiato, oltre che il cuscino, il mantello del giudice, un libro chiuso, la Croce e lo Spirito Santo con l’aspetto di colomba. La croce ha otto bracci e sull’asse verticale si trovano tre traverse orizzontali: quella mediana è grande, per le mani del Cristo crocifisso; la traversa orizzontale superiore ricorda la tavola con la scritta INRI; la traversa orizzontale inferiore è per i piedi del Crocifisso. Un capo di essa è un po’ rialzato verso il cielo là dove è diretto il Buon Ladrone, crocifisso assieme a Cristo; l’altro capo invece è diretto verso il basso, verso l’inferno, il posto per l’altro ladrone, quello che non si è pentito. A destra del trono è dipinto Adamo e a sinistra Eva, puniti per avere trasgredito il comandamento dell’ubbidienza, ma anche i primi ad essere perdonati tramite la Risurrezione del Salvatore.
Mosè indica Cristo al popolo col dito, il loro giudice, dicendo che Dio susciterà un profeta che sarà in mezzo a loro e che loro daranno ascolto.
Qui è raffigurato il lunghissimo corteo di beati che s'incammina verso il Cielo. Li guida l’apostolo Pietro che con le sue chiavi apre la porta del Paradiso introducendovi l’apostolo Paolo seguito dagli altri apostoli e patriarchi biblici.
L'Angelo di Dio trascina Ario all'inferno
Alle spalle del trono e proveniente dal Padre, sgorga il fiume di fuoco che separa il mondo dei giusti da quello dei peccatori. Questi ultimi sono dipinti alle spalle di Mosè, il quale, anche se si trova al di là del fiume di fuoco, è santo e tiene nella mano le Tavole della Legge. Egli invita ebrei, turchi, tartari ed armeni a volgere lo sguardo a Cristo per una, anche se tardiva, conoscenza. Mentre i volti dei giusti sono sereni e tranquilli, quelli dei peccatori sono contorti ed impauriti, coscienti della pena che li spetta.
Il fiume di fuoco dell’inferno si allarga verso la base dell’icona e pare scomparire nell’abisso dove un angelo tira per la barba Ario, l’eretico che negò la divinità di Cristo, portandolo dal suo padrone, Satana, che troneggia, alla base della fiamma, seduto su un drago multiteste.
Il fiume di fuoco dell’inferno si allarga verso la base dell’icona e pare scomparire nell’abisso dove un angelo tira per la barba Ario, l’eretico che negò la divinità di Cristo, portandolo dal suo padrone, Satana, che troneggia, alla base della fiamma, seduto su un drago multiteste.
La morte del Giusto e del Peccatore nel Giudizio Universale di Voronet
Questa è la rappresentazione della morte del giusto e quella del peccatore. Il giusto è vestito di bianco e il suo viso è tranquillo. Dalla bocca gli esce fuori l’anima, un omino bianco, che il suo angelo custode accoglie con un ramo di fico per portarlo in Paradiso. Sulla destra, in basso, si scorge il peccatore che giace invece sul suo comodo letto di morte, fornito di coperta e di cuscino; i suoi parenti l’hanno vestito con la camicia bianca, la stessa del giusto, ma il suo angelo gli trafigge il cuore e un diavolo gli trafigge il ventre perché è stato schiavo dei piaceri del corpo.