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Pieve di Cadore
Museo dell'occhiale
Fu negli anni '50 che un medico del posto, Enrico De Lotto, decise di dedicarsi allo studio dell'origine e dell'evoluzione dell'occhiale facendo ricerche, raccogliendo reperti e documenti che furono esposti nella Scuola di Ottica a Pieve di Cadore, da lui fondata. La collezione era composta da tutto ciò che venne repertato in Cadore e nel Veneto, ma anche in altra parte d'Italia. Fu così che De Lotto organizzò la prima "Mostra dell'occhiale attraverso i secoli" e venne pubblicato il libro "Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore".
Le fabbriche di occhiali in Cadore risalgono alla fine dell'800, ma la grossa espansione si è avuta negli anni '60. Fu un boom economico talmente improvviso e talmente attraente per quelli che abitavano nella zona che molti hanno abbandonato la loro attività di pastorizia ed agricoltura, trascurando le opportunità del turismo. E quando negli anni '90 c'è stata l'espansione dei prodotti cinesi, c'è stato un crollo nella vendita degli occhiali prodotti in loco, e dunque un crollo economico per il territorio montano. Per conseguenza, c'è stato anche un grandissimo spopolamento che prosegue ancora oggi, con i giovani che vanno via per l'università è non tornano più.
Tavolette votive dipinte che rappresentano il miracolo.
Ex voto a forma di occhio.
La vista come bene prezioso e oggetto di ex voto.
Il dono della vista era precluso nei secoli passati, come lo è oggi, a molti milioni di persone: ciechi o ipovedenti a seguito di incidenti, malattie gravi o difetti di refrazione venivano emarginati e costituivano un peso per la società. Talora accolti negli ospizi, andavano ad ingrossare le schiere di mendicanti.
La protezione della vista è dunque un bene prezioso per eccellenza, e nel mondo cattolico veniva affidata a numerosi santi a cui si attribuiscono interventi miracolosi. Il culto più diffuso in Italia è quello di Santa Lucia a cui si attribuivano poteri taumatugici, in particolare veniva associata alla salute degli occhi forse per via del nome Lucia, da "luce".
Non mancano testimonianze di manifestazioni liturgiche di ex voto, come ringraziamento, scambio, commemorazione, che viene espressa sotto forma di dono, realizzato per il graziato o dallo stesso che ha ricevuto la grazia.
In molti santuari sono esposti alle pareti ex voto anatomici, raffiguranti l'organo malato oggetto di guarigione. Al'interno di questa tipologia, di cui in Italia vi è ampia attestazione nei santuari romani di età repubblicana e imperiale, nonchè in quelli etruschi e della Magna Grecia, sono molto numerosi gli ex voto a forma di occhio.
Nelle tavolette votive dipinte viene rappresentato il miracolo, consentendo di cogliere il rapporto diretto tra incidente o malattia agli occhi e grazia ricevuta. I modelli iconici più frequenti mostrano la situazione di pericolo colta nel suo divenire o nel mometoi più drammatico l'incidente, operazione, malattia agli occhi la raffigurazione del miracolato e l'apparizione del santo o della Madonna, emanante un alone di luce.
Gli spazi espositivi sono parzialmente oscurati, e invitano ad un percorso che porta dalla rappresentazione dell'importanza della vista, le sue patologie, e lo sviluppo della scienza oculistica; la conseguenziale nascita degli occhiali correttivi nel secolo XIII, la presenza di una industria veneziana già nel 1300 per la produzione delle lenti per gli occhiali, la nascita degli occhiali da presbite prima, e quelli da miope poi.
Il principio ottico dell'ingrandimento era conosciuto nel mondo orientale e nell'antichità classica. L'uso degli specchi concavi consentiva di vedere l'oggetto o lo scritto ingrandito o rovesciato.
Nel mondo occidentale, specie nel bacino del Mediterraneo, lo sguardo dell'invidioso viene individuato quale artefice di molti mali. Contro il malocchio, vero e proprio idioma psicologico istituzionalizzato per personalizzare o personificare la sventura, vengono messi in atto pratiche e rituali che cercano di distogliere lo sguardo dell'invidioso o di annullare gli effetti del maleficio. Gli amuleti protettivi contro il malocchio spesso rappresentano l'occhio.
Uno dei fili conduttori dell'esposizione al primo piano del museo è stato di dare rilievo all'importanza agli occhiali e a tutti gli altri strumenti ottici per lo sviluppo storico e sociale dell'Ottocento. Il Museo possiede una ricca collezione di astucci per occhiali: in avorio, pelle, oro, legno dipinto, filigrana d'argento.
La parte finale del percorso è riservata all'esposizione di strumenti per vedere da lontano: binocoli corti e lunghi, cannocchiali. Pregevoli quelli veneziani in cartapesta dipinta o i piccoli binocoli francesi da teatro incrostati di smalti e materiali preziosi, e ancora i ventagli con stecche decorate di avorio o tartaruga bionda, al cui centro sono inseriti minuscoli cannocchiali corti.
Dopo l'invenzione degli occhiali alla fine del Duecento, si assiste ad una progressiva evoluzione nella correzione dei problemi visivi. Lo studio del funzionamento dell'occhio e delle sue patologie va di pari passo con lo sviluppo dell'ottica, che in Europa riceve un significativo impulso nel XVII secolo. Ma i veri protagonisti di quel periodo sono gli ottici che uniscono all'abilità artigianale conoscenze scentifiche sempre più ampie. Alla fine del secolo Benjamin Franklin inventa gli occhiali bifocali.
Tuttavia è nel XIX secolo che nasce l'oftalmologia "moderna" con gli studi sull'ipermetropia e sull'astigmatismo.
La ricostruzione di una fucina. Si deve all'ingegno e all'abilità di Giovanni Lozza la nascita dell'industria cadorina dell'occhiale. Figlio di un fabbro, mise a frutto le proprie esperienze lavorative in questo campo e la passione per la meccanica, affiancando Angelo Frescura nella creazione della prima occhialeria in Cadore.
La ditta Cargnel che alla fine degli anni venti era tra le aziende leader a livello europeo per gli occhiali in celluloide, viene rilevata nel 1934 da Giglielmo Tabacchi, che fonda la S.A.F.I.L.O..
A partire dagli anni Ottanta, ma specialmente nei due decenni successivi, si assistette a un'espansione mondiale del mercato degli occhiali prodotti dalle aziende bellunesi. Soprattutto la presenza di aziende che hanno fatto da volano contribuì alla creazione di imprese grandi e piccole sul territorio. Radicando competenze e capacità in un territorio circoscritto: il distretto dell’occhiale si sviluppò rapidamente e negli anni ’30 era già in grado di coprire l’88% della produzione di montature per occhiali realizzate in Italia e il 53% degli astucci, a dimostrazione sia della consolidata preminenza in ambito nazionale sia del crescente rilievo in quello internazionale. Una leadership che continua anche oggi.
Il condizionamento della moda incombe sugli occhiali correttivi e protettivi del XX secolo, determinando nuove forme e colori, anche grazie alla diffusione di materiali innovativi (alluminio, nichel, celluloide, ebanite, resine sintetiche, monel e titanio).
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