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Viaggio col treno a vapore
Da Cagliari a San Gavino con visita a Su Nuraxi
Finalmente si parte !!!
il 1 Dicembre 2019 viaggio inaugurale per le tre carrozze Terrazzini del 1933 trainate dalla sbuffante 740-423. Si è andati da Cagliari a San Gavino alla scoperta della reggia Nuragica di Barumini col trenino a vapore. Partenza da Cagliari alle 8,30 fino a San Gavino, poi in autobus a visitare l'area archeologica Su Nuraxi e il polo museale Casa Zapata. Il treno storico utilizzato nel programma è composto da locomotiva a vapore 740-423 e tre carrozze tipo 1933 "Terrazzini", due miste di I/II classe e una di II classe.
La locomotiva 744.423, la storia.
Nella prima metà degli anni ’70 del secolo scorso, cessò in Sardegna la trazione a vapore dei treni viaggiatori e merci delle Ferrovie dello Stato, sostituiti dai locomotori Diesel che relegarono nei Depositi le poche locomotive a vapore rimaste.
Nel 2000 un gruppo di appassionati, ferrovieri e no, costituirono l’Associazione Sarda Treni Storici “Sardegnavapore”, con lo scopo di salvare dalla fiamma ossidrica quanto ancora ricuperabile della memoria storica di ciò che sono state le ferrovie nei tempi andati e, più in generale, di diffondere la storia dei trasporti ed esperienze, anche personali, ai giovani che queste cose non hanno conosciuto. Cosicché, nel corso degli anni fra il 2006 e il 2009, la locomotiva 744.423 restaurata ha effettuato diversi viaggi a Carbonia, ad Iglesias ed anche ad Oristano. Un ristretto gruppo di volontari, tutti soci di “Sardegnavapore”, ne cura la manutenzione e la pulizia anche durante il periodo in cui il treno non viaggia.
Dal sito di Sardegnavapore.
Le carrozze "Terrazzini", chiamate così per la presenza di pedane all'ingresso delle carrozze, erano molto utilizzate sui treni della Sardegna sino alla fine degli anni ’70, erano comunemente chiamate “Centoporte” per via della presenza delle numerose porte di accesso agli scompartimenti, ora in parte bloccate.
Giunti al sito nuragico di Barumini, al museo dedicato all'archeologo Giovanni Lilliu è esposta la ricostruzione del nuraghe chiamato Su Nuraxi", che è il più rappresentativo dei nuraghi complessi, ossia costituiti da più di una torre. Il nuraghe non fu costruito subito come si vede nel modello, ma ha conosciuto cambiamenti e diverse fasi evolutive. Prima fu costruita la torre centrale, poi tutto il resto.
Rispetto alla ricostruzione del modellino, è ciò che è rimasto del nuraghe.
Su Nuraxi, breve storia.
Il complesso è stato scavato tra il 1949 e il 1955 sotto la direzione dall'archeologo di Barumini Giovanni Lilliu ed è uno dei siti archeologici più visitati e apprezzati della Sardegna.
Il complesso nuragico si è formato in epoche diverse a causa dei continui mutamenti economici e sociali, delle trasformazioni storico-culturali della comunità del luogo. Tutto iniziò nel 1550-1300 a.C. (età del bronzo medio) con la costruzione della torre centrale che rimase così per molto tempo, non esistevano capanne tutt'intorno.
Fu nel 1200 che al nuraghe aumentarono le fortificazioni con la costruzione di torri e di un cortile al suo interno.
Dall’interno della torre centrale, formata da più piani colegati da scale, si arriva ad un cortile a forma di mezzaluna con un pozzo al centro profondo 20 metri. Sulla destra, l'originario ingresso al mastio. Oggi l'accesso al cortile interno del nuraghe è a 4,22 m. dal suolo utilizzando una scala di legno, e dopo essere scesi dalla sommità del nuraghe attraversando lunghi corridoi stretti e ripidi gradini in pietra. Il mastio ha oggi due piani su tre che erano in orgine.
L’interno dello spazio a cielo aperto del cortile, a forma di semiluna, in cui si aprono diversi ingressi per l'accesso alle torri adiacenti. Si nota al centro un pozzo circolare rivestito di rozze pietre che doveva costituire una riserva idrica, ma era utilizzato anche per tenere in fresco scorte di viveri.
Camera di una torre con accesso dal cortile.
Camera di una torre con accesso dal cortile. All'interno un pozzo.
Sulla parete del nuraghe sono presenti numerose piccole finestre che permettevano il controllo del territorio circostante, ma servivano anche per arieggiare e dare luce all'interno della struttura.
Nel periodo 1100-700 a.C. a causa della instabilità della struttura si dovette rifasciare il monumento con un anello murario spesso circa tre metri. Finendo per occludere l'ingresso al nuraghe che inizialmente era in basso, sostituendolo con un altro più in alto di 7 metri. Mentre l'interno del muro fu ampliato con altre torri. Ed è sempre in questa fase che fu costruita la maggior parte delle capanne del villaggio. Queste abitazioni erano a pianta circolare, con un unico ambiente dotato di copertura lignea di cui oggi non è rimasta traccia. La capanna più rappresentativa è la numero 80: quella utilizzata per le riunioni.
Dall'VIII al VI secolo a.C., il baluardo nuragico fu espugnato per l’espansione di alcuni potentati indigeni. I Sardi, che ricostruirono il villaggio in forme nuove attorno al nuraghe, utilizzarono a scopo abitativo la preesistente struttura: alcune torri dell’antemurale furono trasformate in abitazioni, e le stesse torri del nuraghe quadrilobato furono largamente frequentate da allora sino al periodo romano imperiale (III sec. d.C.).
Dalla vetta del torrione centrale appare l’affascinante spettacolo del villaggio formato dall’intrico di capanne, in prevalenza circolari, dotate di copertura lignea di cui oggi non c'è traccia, collegate fra loro da stretti vicoli. Le capanne erano destinate a specifiche attività domestiche o rituali. Un luogo unico nel suo genere, riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Modellino di una capanna esposto al Museo Ferruccio Barreca di Sant'Antioco.
Le capanne.
Le capanne erano abitate da 5-10 persone in base alla possibilità, anche economica, delle famiglie che vi abitavano. Successivamente le singole capanne vennero unite ad altre capanne contigue in base al progresso economico, fino ad arrivare all'età del ferro. Dal VI secolo a.C. le case cambiano di poco, così l'economia. Le case sono sempre a forma circolare ma molto più grandi e con tante stanze unite da una porta interna. Nelle case e nelle strade si trovano pavimentazioni in pietra e canalizzazioni per la raccolta della pioggia a riempire le cisterne. E talvolta nelle case c'erano delle scale che portavano ai livelli più alti, quindi case costruite a più livelli e soppalcate.
Si riconosce anche la cucina grazie all'imboccatura del forno per il pane che dobbiamo immaginare più alto, chiuso, a cupola.
All'interno della camera 80 risevata alle riunioni è stato rinvenuto un modellino del nuraghe, e che doveva essere usato come simbolo di venerazione.
La capanna più rappresentativa è la numero 80: nota anche come “capanna delle assemblee, sala delle riunioni o curia” la quale lungo il perimetro interno presenta un sedile anulare che lascia supporre che qui avessero luogo le assemblee della comunità.