Chiese sardegna - "Viaggiando con me: Le mie avventure fotografiche"

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Sardegna
Le chiese
Nel cuore dei centri abitati, oppure isolate nelle campagne, le chiese dell’isola sono una presenza importante. Epoche e stili diversi caratterizzano queste chiese, si va dal bizantino al romanico, dal gotico al gotico-catalano, dal barocco al neoclassico, sino ad arrivare agli stili contemporanei. La maggior parte sono  chiese romaniche, dovute alla forte presenza dell’antico impero e che hanno condizionato il paesaggio isolano, sia urbano sia rurale. Questo stile risale al periodo dei giudicati dell’anno 1000, in un periodo di intensi scambi commerciali con i pisani e i genovesi che portarono allo sviluppo dell’artigianato, ma anche all’avvento di coloni che trasferirono in Sardegna la loro esperienza, unendola con la tradizione locale. Dall’incontro delle due culture si diffuse un’architettura religiosa che ricalca il romanico pisano. L’esempio più eclatante è la cattedrale di Porto Torres, San Gavino. Questa architettura è l’espressione di un ben preciso stile che rappresenta la cultura locale, in particolar modo legata alla pietra. I materiali da costruzione, come accade per tutte le chiese romaniche di Sardegna, sono scelti e squadrati nelle cave del luogo. Perciò colori e consistenza cambiano secondo le disponibilità della zona. E' interessante anche visitare ex conventi che nascondono al loro interno veri e propri musei, come quello Geominerario di Masullas, per capire alcuni tratti mineralogici e paleontologici della Regione più antica d'Italia.
In questa pagina sono rappresentate solo alcune delle chiese in Sardegna, ma comunque significative, perché situate in diverse zone geografiche. Dal Giudicato di Portotorres, appunto, rappresentato dalla basilica di San Gavino e dalla chiesa di San Pietro di Sorres a Borutta; al Giudicato di Gallura rappresentato dalla chiesa di Santa Maria di Bonarcatu (o Bonarcado) ; per finire a Masullas con la Parrocchiale dedicata alla Madonna delle Grazie con il suo campanile.
La basilica di San Gavino a Porto Torres è la chiesa romanica più grande e antica della Sardegna. E' uno dei monumenti più significativi dell'isola, un importante luogo di culto legato alla venerazione delle reliquie dei martiri turritani. E' attualmente la chiesa principale di Porto Torres. Una chiesa particolare, priva di una facciata principale, e con l'unico esempio in Sardegna di impianto con due absidi contrapposte.                                                     
Basilica di San Gavino. L'ingresso principale, costituito da un pregevole doppio portale del XV secolo in stile gotico-catalano; il grande arco a semicerchio che sovrasta il portale è retto da colonnine e presenta la cornice dell'estradosso che poggia su due capitelli scolpiti con la raffigurazione di due angeli che reggono uno stemma ciascuno.
Basilica di San Gavino. L'interno è a pianta rettangolare, diviso in tre navate tramite due serie di archi retti da ventidue colonne in granito rosa e marmo grigi. La navata centrale ha copertura lignea, mentre le navate laterali sono voltate a crociera.
La basilica è dedicata ai martiri Gavino, Proto e Gianuario, che vissero ai tempi delle persecuzioni cristiane degli imperatori Diocleziano e Massimiano.
Qui è rappresentata la statua equestre di Gavino, soldato romano convertitosi dopo aver conosciuto Proto e Gianuario, rispettivamente presbitero e diacono.
Basilica di San Gavino. Dalle navate laterali si accede all'anticripta e alla cripta, dove sono custoditi artistici sarcofagi romani, dentro i quali si conservano le reliquie dei martiri turritani. L'anticripta è un ambiente in stile classico rinascimentale, caratterizzato da numerose nicchie entro le quali si collocano statue marmoree di martiri locali.
Chiesa di San Pietro di Sorres. In stile romanico. Il tempio, monumento nazionale dal 1894, si trova su un colle di origine vulcanica in territorio del comune di Borutta in provincia di Sassari. Terminata nella prima metà del XIII secolo, attorno alla chiesa sorgeva il centro abitato di Sorres.  
Chiesa San Pietro di Sorres. La facciata è l’elemento architettonico più elaborato  di tutto il monumento. Segue uno schema geometrico su quattro livelli di cui i primi tre sono formate da arcate e  l’ultimo termina con un timpano al cui centro sta un occhio  circolare con una croce in pietra. La parte alta della  facciata è chiaramente diversa e denota un secondo intervento, realizzato per terminare la  costruzione con l’elevazione della navata centrale.
Chiostro di San Pietro di Sorres. Dal XIV secolo la chiesa, in gran parte, si salvò dagli aragonesi dopo la distruzione della cittadina di Sorres, i cui abitanti dovettero fuggire nei centri vicini, tra cui Borutta che divenne residenza del vescovo. Fu qui che incominciò il declino: la cattedrale divenne fienile e ricovero di animali; l’episcopio fu completamente distrutto e le sue pietre andarono ad abbellire le case dei paesi vicini.
Chiostro di San Pietro di Sorres: sono visibili gli affreschi dove si possono rivivere i principali avvenimenti  che hanno segnato la vita di San Benedetto da Norcia, fondatore  dell'ordine a cui appartiene la comunità monastica di Sorres. L'abbandono di San Pietro di Sorres durò fino al 1947, anno in cui padre Agostino Lanzani, monaco e ingegnere, la scelse per la fondazione di un monastero benedettino in Sardegna.
San Pietro di Sorres. Rombi e ruote a giri concentrici corrono su facciata e lungo tutto il perimetro. L'aspetto esterno della cattedrale è caratterizzato dalla bicromia data dall'alternanza di utilizzo di pietra bianco dorata, arenaria, e pietra scura, basalto.
Del 1400 circa, la statua lignea che rappresenta Maria, Madre di Gesù, col titolo di Madonna delle Grazie e Regina di Sorres.
San Pietro di Sorres. L'interno del tempio è diviso in tre navate da otto pilastri cruciformi, caratterizzati da fasce alternate di pietra bianca e nera, su cui si innestano ampie arcate a semicerchio.
Santuario di Santa Maria di Bonarcado. Una piccola chiesetta attorno alla quale si costituì il primo nucleo del villaggio e della comunità bonarcadese, è chiaramente antichissima, risalente tra il VI e il VII secolo, forse è il Santuario Mariano più antico della Sardegna. La facciata occidentale in chiaro stile romanico si fa risalire al 1242 in occasione dell'ampiamento dell'Abbazia che sorge a pochi metri.
Il Santuario faceva parte di un complesso ben più ampio che comprendeva una basilica e un monastero camaldolese di cui non vi è più traccia. Il luogo era importantissimo, non solo perchè frequentato da principi e principesse, ma anche perchè nel 1146 i giudici sardi, divisi da diverse controversie, si recano a Bonarcado per essere assistiti dal Legato Pontificio che funge da arbitro, per trovare un’intesa di pace. E infatti, la Madonna di Bonacatu è sinonimo di Madonna della Pace, della Concordia.
Il presbiterio, chiuso da una cancellata in ferro battuto. Sull'altare maggiore è presente la terracotta policroma, risalente al XV secolo, in cui è raffigurata in bassorilievo una Madonna col Bambino, della scuola di Donatello, venerata col titolo di Nostra Signora di Bonacattu. Fu un dono dei monaci camaldolesi quando lo portarono da Pisa, inserendolo nel santuario.
La cupola semisferica, visibile all'interno, è racchiusa entro un tiburio quadrangolare con copertura a forma di piramide.
Così come hanno mostrato gli ultimi interventi di restauro, il Santuario è  stato edificato su un preesistente luogo di culto nuragico, a cui si  sovrappose verosimilmente, una stazione di posta romana, ravvisabile nel  ritrovamento di una vasca finemente decorata con mosaico dai motivi  geometrici.i, probabilmente un edificio termale.
A pochi passi dal Santuario, sorge un nuovo edificio: l'Abbazia bonacardese, in stile romanico, voluta da tutta la popolazione e valorizzata dai principi del luogo. Viene edificato anche un monastero retto dai monaci Camaldolesi dell’Abbazia di San Zenone di Pisa. Chiamata "chiesa nuova" perchè ricostruita sopra il vecchio monastero, fu rifatta la torre campanaria, affiancando un’altra struttura destinata a ricevere un orologio.
La Parrocchia della Madonna delle Grazie, la chiesa principale di Masullas è famosa per il suo alto campanile. Fu edifiacata nel XVI secolo ma nel periodo barocco si rifece la facciata in pietra. Recentemente, durante lavori di restauro e sistemazione del sagrato della chiesa sono stati rinvenuti una tomba con i resti umani di un uomo accompagnato da una croce in ferro, e una vasca a pianta cruciforme. La forma e le caratteristiche costruttive sembrerebbero suggerire una possibile fonte battesimale, in tal caso, risulterebbe l’eventuale presenza di un luogo di culto precedente e ben più antico rispetto all’attuale parrocchiale.
La parte superiore è la più ricca di particolari, comprende un rosone sovrastato da un ricco fastigio decorato con motivi floreali in cui è posta una piccola nicchia con all'interno una piccola statua della Vergine Maria.
Nella terza cappella a destra, è conservato un retablo ligneo realizzato da Mattia Canopia di Aidomaggiore nel 1676. Nella parte inferiore si trova una nicchia che racchiude il simulacro settecentesco della Vergine delle Grazie mentre ai lati vengono raffigurati Sant'Anna e una figura maschile, probabilmente Gesù. Nella parte superiore, a partire da sinistra vengono raffigurati San Giuseppe sposo di Maria, Elisabetta con il piccolo Giovanni Battista e infine San Zaccaria, sovrastati dalla figura di Dio Padre. Nella predella sono presenti figure di santi, in ordine da sinistra verso destra un santo vescovo ignoto, due santi Gesuiti fra cui San Francesco Saverio e infine un santo in armatura, probabilmente San Vito martire.
Il pulpito realizzato nel '900, posto su un pilastro in pietra. Di forma poligonale,dei pannelli rettangolari di vari colori fanno da parapetto, mentre nel pannello centrale è raffigurato San Sebastiano martire, in passato patrono di Masullas.
Tela ottocentesca di Giovanni Battista Sitzia raffigurante la Madonna del Suffragio.
Questo antichissimo organo non è sempre visibile ai turisti perchè si trova nascosto dietro l'altare e quasi sempre chiuso all'interno di un grande armadio in legno.
Ancora sulla Sardegna
         
           Museo Sant'Antioco


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